E se una sola notte racchiudesse l’essenza di una vita intera?
Claudio, il protagonista di questo avvincente romanzo, si ritrova catapultato in un enigmatico ricevimento, tra volti sconosciuti eppure stranamente familiari, persone che sembrano conoscere ogni frammento della sua esistenza, persino quelli che lui stesso ignora.
Mentre la notte avanza, Claudio attraversa le gioie dell’amore, il calore dell’amicizia, il tormento della perdita e il brivido dell’incertezza. Ogni incontro è un tassello di un mosaico più grande, ogni addio un passo verso un destino misterioso che attende tutti gli invitati, celato dietro una porta da cui svaniscono uno dopo l’altro.
Una notte come metafora della vita, in cui il tempo sembra dilatarsi e contrarsi al ritmo delle emozioni più intense.
Solo alla fine il lettore scoprirà il vero significato di questa esperienza, in un epilogo che ribalta ogni certezza e lo costringe a rileggere la storia sotto una luce completamente nuova. Un romanzo in cui nulla è come sembra e e ogni scelta può cambiare il destino.
Incipit
Era notte fonda ormai quando giunse in prossimità della casa.
Ne scorse la sagoma scura ed imponente che si stagliava contro il cielo stellato. Un solo sentiero vi conduceva, ma nessuna luce rischiarava il cammino o indicava la strada.
Si ergeva all’estremità di una vasta prateria, priva di recinzioni, disseminata qua e là di alberi dai rami chini sotto il peso del denso fogliame. Sembravano antichi paladini, stremati da una lunga vigilanza, che sonnecchiavano. Pure il fremito, quasi impercettibile, che scuoteva le loro fronde pareva il respiro quieto e regolare di un dormiente.
La luna, la cui luce era stata fino a quel momento offuscata da una nuvola passeggera, si rivelò all’improvviso in tutto il suo splendore, inondando di riflessi argentei il prato circostante, fino a farlo apparire come un immensa distesa liquida e scintillante, percorsa a tratti da aliti di vento al cui passaggio i gracili fili d’erba si inclinavano docilmente. Quel moto, costante e armonico, ricordando il lieve fluttuare delle onde, faceva apparire la casa come un’isola separata dal resto del mondo, raggiungibile solo da quell’unico sentiero simile ad un ponte sospeso sopra l’abisso.
Socchiuse gli occhi e rimase immobile ad osservare l’abitazione, stranamente riluttante a proseguire il suo cammino. Sapeva che quella era la sua meta, aveva affrontato un lungo e faticoso viaggio per giungere fin lì, ma adesso l’ansia e la fretta di giungere a destinazione avevano ceduto il posto ad una inquietudine inspiegabile.
La visione di quella dimora, così severa e solitaria lo sgomentava. Pareva impossibile che una festa si stesse svolgendo lì dentro. Ma era anche troppo tardi per pensare di tornare sui suoi passi e ripercorrere a ritroso l’impervio e scosceso sentiero che lo aveva condotto sin là.
Così, trasse un profondo respiro e, lentamente, si incamminò.
L’abitazione era avvolta nel silenzio. Le imposte serrate non lasciavano trapelare nulla di ciò che accadeva all’interno. Ma, a mano a mano che si avvicinava, un suono ovattato di voci e di musica giungeva fino a lui. D’un tratto, una finestra si socchiuse e attraverso quello spiraglio si insinuò un fascio di luce e di rumore confusi che squarciò le tenebre e lo investì.
Si arrestò di colpo e rimase in ascolto. Udì distintamente le note di un musica trascinante, l’eco di una risata, e il suono di voci che discutevano concitatamente. Il ricevimento, evidentemente, era già in corso. Ma questa constatazione, anziché tranquillizzarlo, aumentò la sua apprensione.
Si sentiva restio ad abbandonare l’ormai familiare tepore della notte. Provava una sorta di benessere nel sentirsi avvolto e protetto dall’oscurità. Gli pareva di incarnarsi in quella tenebra fluida, di fondersi in essa.
Respirò con voluttà l’aria tiepida e profumata, poi, quasi a malincuore, riprese a camminare. Gli sembrava che una forza, indipendente dalla sua stessa volontà, muovesse i suoi passi e lo spingesse in avanti.
Giunse dinanzi all’ingresso e, all’improvviso, senza che avesse bussato o chiamato, il portone si spalancò e la notte parve dissolversi. Si ritrasse istintivamente. Un domestico, impeccabile nella sua livrea, attendeva senza dare segni di impazienza, che l’ospite varcasse la soglia. Lui si sentì risucchiare dal vortice di luci, di suoni e di colori che ammiccava, misterioso e accattivante, al di là dell’uscio spalancato.
Fece qualche passo in avanti. L’uomo si scostò per farlo entrare e richiuse la porta alle sue spalle.
***
Ora, provate a rileggerlo immaginando che sia la descrizione di una nascita.
Ogni dettaglio assume un significato simbolico e suggestivo.
La notte profonda rappresenta l’oscurità del grembo materno, uno spazio sicuro e avvolgente. Il protagonista, che avanza lungo un sentiero solitario, rappresenta il nascituro nel suo viaggio attraverso il canale del parto, una strada inevitabile ma priva di luci guida, un passaggio sospeso tra due mondi che lui sa istintivamente di dover percorrere.
Gli alberi piegati sotto il peso del fogliame sembrano figure antiche e sagge, simboli degli antenati o delle generazioni passate che osservano silenziosamente il momento della nascita. Il loro respiro lieve richiama quello della madre che lui percepisce come un flusso vitale.
La luna che si libera dalle nubi e illumina il paesaggio con riflessi argentei rappresenta il momento in cui il bambino viene esposto alla luce, abbandonando l’oscurità del grembo per entrare in un mondo nuovo e sconosciuto. L’erba che ondeggia come un mare simboleggia il liquido amniotico, il fluire del tempo e della vita stessa, mentre la casa isolata, inizialmente temuta, è il nuovo regno da raggiungere: il mondo esterno. I suoni che giungono ovattati rappresentano il rumore del mondo esterno, il battito della vita, il soffio della nuova esistenza che sta per emergere
L’incertezza del protagonista, la riluttanza a proseguire, è la resistenza naturale al cambiamento, il timore dell’ignoto. L’oscurità lo avvolge e lo protegge, come nel ventre materno, e l’aria tiepida è il calore che ancora lo riscalda prima del distacco definitivo.
Ma la nascita è inevitabile. Qualcosa, indipendente dalla sua volontà, lo spinge in avanti.
Il portone che si spalanca da solo è la soglia dell’esistenza, il momento in cui la vita lo accoglie senza chiedere permesso. Il domestico in livrea, impassibile, evoca la figura di un medico o di un’ostetrica, testimone silenzioso del passaggio.
E infine, quando la porta si chiude alle sue spalle, il bambino è nel mondo. Il viaggio è compiuto. Il grembo materno è ormai alle spalle. La vita, con i suoi suoni, le sue luci e i suoi colori, lo ha accolto nel suo vortice.