Due vite lontane, due destini apparentemente incompatibili.
Una giovane donna veglia il marito in coma, aggrappandosi alla speranza di un miracolo.
Dall’altra parte del mondo, un musicista di fama mondiale comincia a sperimentare strane allucinazioni e perdite di memoria.
Che legame unisce questi due personaggi?
Quando un colpo di scena lo rivela, tutto cambia.
Qual è il senso della nostra esistenza?
Siamo solo il nostro cervello?
Oppure una parte invisibile di noi continua a esistere…
anche quando la scienza dice che non ci siamo più?
Una vita quasi perfetta è un romanzo a due voci.
La prima è quella di una giovane donna che da più di un anno veglia il marito in coma.
I medici le dicono che non c’è più speranza, che dovrebbe lasciarlo andare, autorizzare il distacco dei supporti vitali.
Ma lei non ci riesce.
Ogni sera entra in quella stanza d’ospedale, gli prende la mano, gli parla, gli racconta del loro bambino, ripercorre la loro storia insieme come fosse una favola, sperando di raggiungerlo, di risvegliare la sua memoria e riportarlo a sé.
Perché lui l’ha salvata. E lei lo ama come non aveva mai amato nessuno.
Dopo la perdita dei genitori, dopo una relazione violenta che le aveva lasciato cicatrici profonde, lui era stato la sua rinascita.
Con Matteo aveva riscoperto la fiducia, la tenerezza, il sapore di una intesa autentica.
E quando era nato il loro bambino, la vita le era sembrata finalmente perfetta.
Poi, in un attimo, un incidente ha distrutto tutto.
Dall’altra parte del mondo, c’è un uomo che sembra vivere un sogno:
è un compositore di talento, una rockstar amata dal suo pubblico e dalla sua famiglia.
Ma qualcosa, dentro di lui, comincia a incrinarsi.
Durante una tournée iniziano a comparire segnali inquietanti: vuoti di memoria, allucinazioni, sensazioni di smarrimento, perdita di contatto con la realtà.
“Cosa mi sta succedendo?”, si chiede. “C’è qualcosa che non va nel mio cervello?”
I capitoli alternano la voce di Lei e quella di Lui, alimentando il mistero e accompagnando il lettore verso l’attimo in cui queste due vite si incroceranno. Attraverso due diari paralleli, i protagonisti condividono la loro quotidianità, le loro emozioni, le loro paure, le loro speranze.
Le loro esistenze sembrano procedere su binari opposti, distanti, senza alcun punto di contatto.
Che legame può esserci tra loro?
All’inizio, è impossibile capirlo.
Ma quando un colpo di scena svela il rapporto che li unisce, ogni certezza si ribalta e la storia assume un senso completamente nuovo.
Da lì in avanti, il romanzo ci porta a riflettere sul mistero della nostra esistenza.
La scienza è davvero in grado di spiegare chi siamo?
Dove risiede la coscienza: la consapevolezza di esistere, la percezione di sé?
Le nostre emozioni sono solo il risultato di connessioni neuronali,
oppure possono sopravvivere anche quando il cervello si spegne?
Cosa ci rende umani: perché ci innamoriamo, odiamo, proviamo compassione, empatia, meraviglia?
La musica è il fil rouge che unisce tutto.
È la chiave del mistero, la lingua che dialoga direttamente con l’anima.
Una vita quasi perfetta parla dell’amore che sfida la ragione,
del dolore che si trasforma in forza e in resilienza,
e di quella parte invisibile di noi che continua a esistere…
anche quando la scienza dice che non ci siamo più.
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